Atto IV UNIONE - Scena 1: LA SCELTA
Dopo il lockdown rosso, il distanziamento arancione e le barriere gialle, il quarto atto riporta tutto all'unione, al bianco della chiarezza.
Nella prima scena dell'ultimo atto, assistiamo al processo
di scelta rispetto al sottoporsi al trattamento sanitario anti-Covid o meno, da
parte di Incoronata.
Qui, l'unione rappresenta la sua radice etimologica di uno,
di unicità; non si tratta dell'unione tra gli individui quanto
dell'integrazione degl’io, del senso di identità, degli aspetti caratteriali
del sé umano che si dissolvono nell'unione con un sé impersonale, fonte di
gioia interiore.
In questa fase Incoronata incarna quella libertà di
scegliere per se stessi, quella libertà che ha frantumato pian piano anche la
sua statua di New York, in un processo di consapevolezza alchemica dove il
mondo è specchio di se stessi e dove è arrivato il momento di amare se stessi,
per capire cos'è veramente la libertà.
Dopo mesi di bombardamenti mediatici, di tutto e il
contrario di tutto, Incoronata si ascolta, sa riconoscere il suo sentire e si
sente non più cittadina ma cavia, mentre “gli avi si agitano dentro”,
timorosi di dissolversi anch'essi dentro mutazioni genetiche irreversibili.
Un meme di satira popolare recitava: “Siamo passati dalla
paura del Covid alla paura del vaccino”… ma per Incoronata la scelta è una
scelta seria, profonda ed etica, non è tanto la paura della chimica e di queste
nuove nanotecnologie che sicuramente ci faranno capire meglio i meccanismi
della vita, ma è l'imposizione a far dubitare Incoronata. L'emergenza veniva
definita da alcuni anche dittatura sanitaria, e l'amarezza per il nazi-greenpass
e per la rocambolesca gestione della situazione, a livello nazionale, le fa
dire: “vogliono marchiarmi / come bestiame”.
Eppure si chiede, da cittadina modello, “sarò ligia? / O non sarò ligia?”, e “la mente combatte”, “grovigli di dubbi / nel cuore”. Così Incoronata si avvicina alla scelta, si sente un po’ in trappola, respira profondamente; lei che detesta le imposizioni, che odia i dilemmi, che aborrisce le tessere, lei che ha imparato ad ascoltarsi, a percepire quel “bollore di dignità” salire alla gola, decide di non ubbidire allo Stato, al Bene Comune, alle narrative distopiche, decide di ubbidire a se stessa e accettare di venir discriminata in futuro, per la sua scelta.
30 Giugno 2024
Paola Gandin
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