Atto IV UNIONE - Scena 4: COMPASSIONE

 

Immagine creata dall'IA (Microsoft Designer)

E siamo arrivati alla fine del poema “Incoronata”, all'ultima scena scritta nel gennaio 2023, in cui la nostra protagonista racconta a chi dedica la sua storia e perché.

Qualcuno potrebbe pensare che quest'opera sia di parte, in quanto Incoronata sceglie di disubbidire e di dubitare della gestione dell'emergenza sanitaria, eppure non è così. Che il Cov1d sia stato creato in laboratorio o che sia arrivato naturalmente non è importante per Incoronata; che il cosiddetto vaxxino anti cov1d sia un'arma letale per diminuire il numero di abitanti del pianeta o sia frutto delle più avanzate ricerche scientifiche per salvarli, non è importante per Incoronata; ciò che conta è che sia successo e come le persone abbiano reagito a questo evento epocale.

Incoronata, dopo la sua metamorfosi interiore, esce dal giudizio mentale e viene abitata da una comprensione che va oltre il bene e il male. Semmai il tema principale è la paura, a partire dalla madre di tutte le paure: la morte.

Incoronata parla a tutti e da pochi viene compresa ma non le importa, lei ha donato i suoi versi al mondo per liberarsi dal panico, dall'ipnosi, dalla rabbia e dall'alienazione.

Nel primo atto c'è tutto il suo dolore di persona conformata alla media, di onesta cittadina, di donna sola e indipendente che crede nel sistema democratico in cui vive e si ritrova persa nel suo isolamento. Nel secondo atto c'è tutto lo sbigottimento e l'ansia per un mondo irriconoscibile, blindato dietro barriere e distanziamento sociale. Nel terzo atto c'è tutta l'elaborazione critica e oggettiva di quanto sta accadendo per giungere alla scelta di non vaxxinarsi. Nel quarto atto, oltre all'innamoramento per il vaxxinato Ovidio, c'è tutta la consapevolezza di cosa sia davvero la libertà.

Incoronata dedica la sua opera a tutti perché tutti hanno fatto esperienza delle stesse vicissitudini, ognuno a modo suo, uniti o divisi, ligi o ribelli, ma soprattutto la dedica ai posteri e ai bambini.

Ai posteri perché conoscano quanto è accaduto attraverso la voce della poesia, delle intime emozioni, con il linguaggio dell'anima, affinché non si dimentichi o non si interpretino politicamente i fatti straordinari che abbiamo messo in scena come umanità.

Ai bambini perché i loro ricordi trovino uno spazio di elaborazione quando saranno adulti.

Questi tutti vengono categorizzati da Incoronata in coloro che hanno creduto e in coloro che non hanno creduto alla narrativa ufficiale, ai bollettini quotidiani, all'efficacia dei tamponi, delle norme, eccetera. E poi li suddivide in chi ha guardato dentro se stesso e in chi ha guardato la tv, aggiungendo una terza categoria: quella di coloro che sono rimasti imperturbabili. Cosa significa questo vocabolo? Che non può essere perturbato perché in stato di quiete, serenità; l'imperturbabilità è indice di tranquillità d'animo ed è tipica delle persone che sanno trarre saggezza da ogni circostanza, in ogni cosa, in ogni attimo della loro vita.

Ed è questa la seconda parola chiave del poema dopo paura, ovvero: saggezza. È una parola in disuso da molti decenni, come se fosse una condizione utopica dell'essere, come se fosse confinata solo nei tomi di filosofia o teologia, come se fosse morta assieme ai nostri più lontani avi. In realtà è insita in ogni essere autocosciente che la sappia riconoscere.

Ecco, Incoronata ci dice che ogni disagio parte da una paura e che ogni paura può essere affrontata con saggezza. Da quel Marzo 2020 fino ai giorni nostri, lo storico evento di un lockdown mondiale e di tutto quello che ne è seguito, è senz'altro stato affrontato senza la necessaria saggezza, né da parte dei governanti intenti a terrorizzare il popolo, né da parte degli scienziati intenti a lucrare, né da parte dei cittadini intenti a sbranarsi fra di loro sui social network e a scatenare una guerra tra punturati e non punturati. Questa guerra è ancora in corso, Incoronata ne è testimone con questa campagna di promozione di uno spettacolo che nessuno vuole, né i “complottisti” né i “covidioti”.

Ma Incoronata dedica anche a se stessa quest'opera delicata e struggente, ermetica ma lampante, semplice e complessa; a lei che è riuscita a disintegrare la mitica statua della libertà, simbolo di democrazia e progresso, a ridurla “polvere al vento” perché da quella libertà è stata tradita, in quanto effimera, transitoria, inaffidabile e superficiale. Incoronata trova la strada della vera Libertà, quella con la elle maiuscola, quella interiore; quella libertà che fa rima con dignità, che la fa uscire da credenze, dogmi e bugie di un mondo decadente e ingiusto. Un mondo che però accetta e ama perché ne scorge il mutamento, ne respira il risveglio, perché il Coronavirus lo ha messo di fronte alle sue contraddizioni e ne ha svelato gli inganni.

Incoronata nell'ultima scena si apre a visioni di un nuovo mondo, è in pace con se stessa, incarna quel concetto di compassione che fa amare i nemici, che azzera il significato stesso di nemico.

Sono incoronata / di un silenzio che è canto”, conclude, dove la corona non è più un virus ma il simbolo del risveglio spirituale avvenuto in lei, mezzo di autodeterminazione, strumento di attivazione di un sé che supera l'identità umana, il cappello regale dell'Io Sono.

Omen nomen, io sono Incoronata.

13 luglio 2024

Paola Gandin

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