Atto II DISTANZIAMENTO - Scena 4: LA BOLLA
Il distanziamento sociale, come concetto, nasce col Covid; forse solo in India la casta dei Paria gode di questo stato di intoccabile e, ciò nonostante, è circoscritta a una categoria di persone. Dunque questa stortura sociale ha necessariamente creato smarrimento in molte persone, in quanto totalmente innaturale in qualsiasi contesto sociale.
Per Incoronata rappresenta fonte di sgomento e percepisce il
mondo come completamente alieno è assurdo; la notizia che i bambini non debbano
abbracciare i nonni a Natale, la turba a tal punto da immaginare il crollo del
concetto di Libertà finora concepito. Protagonista della scena è infatti anche
la Statua della Libertà che, dapprima piange come una Madonna, poi la guarda
arcigna con un ghigno e “spenta di ogni fuoco”, per infine mostrare una
crepa profonda e insanabile nel marmo.
Nella solitudine Incoronata affronta un dolore mai provato
prima, una sofferenza mista a incredulità che le fa dire: “presepi di
fantasmi / alberi senza stelle / 2020 svelaci l'inganno”. Per sopportare
questo si aggrappa al pensiero di Ovidio, decide di masturbarsi e costruirsi
una bolla nella quale meditare: “sarà di vetro o di sapone?” In questa
scena Incoronata trova la forza di giustificare la follia del distanziamento
sociale con una consapevolezza racchiusa in uno dei versi più potenti
dell'opera: “abbiamo preso le distanze per guardarci dentro”. Sono le 22:00,
scatta il coprifuoco come ai tempi della guerra e Incoronata inizia da qui a
combattere dentro di sé certezze su un mondo che non riconosce più, un mondo
governato dalla paura in cui “siamo morti tutti”; nella sua bolla inizia
a osservare se stessa, inizia un percorso di autoanalisi che la porterà a
percepirsi diversa, a valutare le cose con altri occhi, che la porterà a
sviluppare coscientemente il suo spirito critico.
E sarà così che entrerà nel terzo atto affrontando ogni
barriera.
15 giugno 2024
Paola Gandin
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